Non vedevo Giorgio da diverso tempo. Cinque o sei anni credo. Giorgio lo conoscevo fin dai tempi dell'università. È sempre stato un tipo brillante, estroverso, creativo, sempre pieno di cosa da fare. Ti coinvolgeva sempre in qualcosa di grandioso. E soprattutto sempre pieno di ragazze. Devo dire che l'ho sempre ammirato e anche un pò invidiato.
Sapevo che dopo la laurea aveva ereditato l'azienda del padre, si era sposato ed aveva un figlio che ad oggi dovrebbe avere circa 21 anni.
Lo incontrai casualmente ad un matrimonio di un comune amico. E, nel vederlo, rimasi letteralmente di sasso. Mi ritrovai di fronte un'altra persona. Vidi un uomo pensieroso,dallo sguardo spento. Come se fosse da un'altra parte. Capii che gli era successo qualcosa. Dovevo sapere. In fondo siamo stati amici. Mi avvicinai e lo presi in disparte. Fui cordiale, ma determinato ed arrivai subito al sodo.
Inizialmente Giorgio fu evasivo, ma ad un certo punto, si lasciò andare: "vedi" - mi disse - "ho un grosso problema in azienda con un dipendente. Nel tempo gli ho affidato incarichi sempre più importanti. È stato bravo nel suo lavoro, anzi fin troppo. Oggi si rende conto che non posso fare a meno di lui."- e, dopo una breve pausa, continuò - "Ha un buon stipendio, non gli diciamo mai di no per le ferie e i permessi. Nonostante tutto se ne approfitta: arriva o esce dal lavoro quando vuole. Mio figlio, che da un anno lavora con me, non lo sopporta. Lui che lavora 10/ 12 ore al giorno e si sacrifica per aiutarmi a superare la crisi. Inoltre si è creato malcontento tra gli altri miei collaboratori,sento che sto perdendo la loro stima e fiducia! A casa poi, come in azienda, i litigi con mio figlio sono un continuo. Tu cosa faresti al posto mio?"- mi domandò secco -.
"Cosa?" - esclamò Giorgio con aria scettica...
"Mio padre mi ha insegnato che il marcatempo è un atto di sfiducia verso i dipendenti...!"
"Ti posso dimostrare che si sbagliava. Secondo me, se sei arrivato a questo punto, è perché non hai imposto ai dipendenti delle regole che, tu davi per scontate, ma loro no. Il marcatempo è strategico,evidenzia che in azienda ci sono delle REGOLE, e soprattutto che TUTTI le devono RISPETTARE!." Giorgio non rispose. Rimase con i suoi pensieri.
Dopo una settimana decise di provare e mi ordinò un sistema di rilevazione presenze. Per un mese non ebbi notizie. Poi mi chiamò: "vorrei vederti, ho delle novità" - il tono della sua voce era su di giri, capii che qualcosa era cambiato. Quando lo incontrai mi disse: "Avevi ragione! Con il marcatempo, ho migliorato la situazione. Naturalmente il dipendente ritardatario ha minacciato le dimissioni. Gli ho risposto che può farlo anche subito. Credo che lo sostuituirò. Ma la cosa che più mi sta a cuore è aver riconquistato la fiducia degli altri dipendenti e in particolare di mio figlio. Naturalmente, tu mi conosci, ho aggiunto qualcosa di mio. Cerca di immaginare il rilevatore delle presenze che mi hai installato sulla parete, lo vedi? Bene, sul lato sinistro, in direzione dell'entrata, ho collocato un cartellone bianco con scritto in rosso: "Benvenuto nella Ns. azienda, gentile collaboratore. Qui ci sono delle regole da rispettare. La prima è quella di timbrare. Buon lavoro". - e aggiunse - "lo stesso ho fatto nel lato di uscita: stesso cartellone con scritte di colore blu. "Gentile collaboratore. Timbrare l'uscita di servizio è l'ultima regola da seguire. Buona sera"
L'ho sempre saputo! Giorgio è davvero un creativo!